06 novembre, 2009

Lavori in corso



Tornerò. Non so quando, ma tornerò. Spero presto, tornerò. Intanto, lavoro..............

27 giugno, 2009

Michael Jackson (29/8/1958 – 25/6/2009)


Se n’è andato come i più grandi. Circondato da un alone di mistero riguardo la sua morte. Attacco cardiaco, poi forse uso di droghe, adesso un’iniezione antidolorifica che ha procurato una crisi respiratoria, i familiari che accusano i medici e i familiari che cercano di contendersi i debiti. Già, perche sanno benissimo che quei 500 milioni di dollari di debiti saranno velocemente saldati dopo aver venduto tutto il vendibile e grazie alle nuove vendite dei vecchi dischi e grazie a qualche inedito che non tarderà a sbucar fuori. I debiti si trasformeranno velocemente in crediti. E nel frattempo l’autopsia farà un po’ più luce e chiarezza riguardo i motivi che hanno causato la sua morte. Michael Jackson è morto. Aveva 50 anni. Aveva venduto centinaia di milioni di dischi. Che piacesse o meno, non esisteva persona che non conoscesse Michael Jackson.

Scrivo la mia opinione come sempre senza peli sulla lingua né sulle dita né sulle idee. Ho “vissuto” l’età d’oro di Michael Jackson. Quella in cui ancora era “mulatto”. Quella di Thriller e di Billie Jean. E poi quella di Bad. Quella in cui era un ragazzo carino. Quella prima degli esagerati interventi chirurgici sbiancanti e di perfezionamento. Dal suo punto di vista. Mi piaceva. Come si muoveva, come cantava, il ritmo delle canzoni. Mi sono sempre chiesto da dove tirasse fuori la voce, gracilino com’era. E come facesse a ballare in maniera così esagitata e a cantare contemporaneamente. Lui e Madonna. Non ricordo altri, in quel periodo, capaci di fare una cosa simile. Diversi anni fa, già.

Poi arrivò il processo. Quel processo vergognoso con accuse vergognose, orribili, terrificanti. Pedofilia, il peggior crimine mai apparso sulla faccia dell’universo. Peggiore dell’omicidio, della tortura, della bestemmia, dello scopare la donna altrui, di uccidere gli alieni. Pedofilia. Lo schifo più schifoso. Il reato che non dovrebbe ammettere assoluzioni né sconti di pena né seconde chance né castrazione chimica. Il reato che dovrebbe prevedere solo ed esclusivamente la pena di morte. Michael Jackson fu accusato di pedofilia. E a quel punto per me Michael Jackson finì di esistere. Non si sottopose mai a quel processo. Vero, ne è uscito “pulito”. Ma i 500 milioni di dollari di debito provengono quasi interamente dal silenzio dei genitori dei bambini (di cui ha o avrebbe abusato) che si sono fatti comprare, corrompere, arricchire. Genitori punibili tanto quanto chi ha commesso il reato di pedofilia. Consenzienti, venduti, vermi. Le accuse erano abbastanza precise e dettagliate. Michael Jackson non volle mai affrontare quel processo. Preferì comprare il silenzio e l’assoluzione. Perché? Se veramente non aveva commesso il peggior reato che mai essere umano abbia inventato, perché non affrontare il processo? Perché? Allora Michael Jackson a quel punto finì di esistere, per me. Adesso è morto.

Ho acquistato in silenzio l’edizione commemorativa di Thriller, quella pubblicata dopo 25 anni dall’uscita di quello splendido disco. Quando ero ragazzino e la sentivo alla radio e vedevo sempre il video in versione integrale in tv. Non l’ho comprato adesso che è morto, l’avevo comprato quando era uscito, qualche mese fa. Perché non mi bastava avere gli mp3 di quelle canzoni. Seguivo Michael Jackson da lontano, come qualcuno che conoscevo ma con cui non volevo più avere niente a che fare. Il suo voler diventare bianco, il suo non voler invecchiare. Anch’io sono un eterno Peter Pan. Ma lo sono nel cervello, nello spirito e nell’animo. Senza bisogno di operazioni di alcun tipo. Adesso sei morto. Circondato da un alone di mistero, come accaduto a tutti i più grandi. Sei morto ma non mi manchi, mi mancavi già prima. Perché neanche la morte può cancellare un’onta così indegna.

Riposa in pace, Michael Jackson. Sei stato forse il più grande. Ma macchiato probabilmente dall’onta più grande.

20 aprile, 2009

Grandi nomi, molte delusioni.

Chris CornellScream. Soundgarden, Audioslave… e adesso la carriera solista. Il precedente disco mancava solamente di “forza d’urto”, di un impatto prepotente. Ma questo disco… mamma mia, non avrei mai voluto ascoltarlo. Non cantato da Chris Cornell, quantomeno. Basta dire che è stato prodotto da Timbaland. Un genio nel suo genere, per carità, ma lontano anni luce dal rock e dal grunge. E sentire l’ex Soundgarden cantare come Justin Timberlake… no, no e no. La cosa grave è che lui è consapevole e accondiscendente. Chiede ai fan di dargli una possibilità, di ascoltarlo prima di giudicarlo e poi apre uno spiraglio dicendo che questo è un esperimento ma che si può sempre tornare indietro. No, no e no! Giudicato e condannato, caro Chris. È un disco pi-e-to-so. Punto e basta. Sperimenta quanto vuoi. Torna indietro, se vuoi. Io butto via questo disco e torno ad ascoltare Ultramega Ok oppure Out Of Exile. A volte è meglio vivere di ricordi….

U2No Line On The Horizon. Indegni. Loro non hanno dato una netta svolta alla loro carriera discografica. Hanno semplicemente smesso di comporre musica meritevole d’essere incisa. Gli U2 sono ormai un cimelio. Sono un gruppo per collezionisti. Per chi non vuole lasciare incompleta la loro discografia. Non piacciono ai giovanissimi, non piacciono ai giovani. E penso manco agli anziani. Piacciono solo a loro stessi. Pavoni. E capo-pavone ovviamente è quel pavone di Bono. Ma non esiste la pensione per i cantanti? O meglio, il nobil ritiro? Osceni.

Neil Young - Fork In The Road. Mi ha deliziato con i suoi ultimi dischi “live”. Canzoni che hanno fatto la storia del folk. Brani di indiscussa dolcezza e brani fortemente rock nella loro costruzione folk. E con grandi aspettative ho iniziato l’ascolto di questo suo ultimo lavoro. Che mi ha lasciato perplesso. Parecchio. Non voglio dire deluso, ma molto vicino al deluso. Suoni già sentiti, chitarre già uitilizzate. Niente di nuovo. E niente di elettrizzante né di particolarmente emozionante. Aspetto il nuovo disco, certo di non ricevere una nuova quasi delusione. Il cantante folk che ha ispirato i Pearl Jam non può aver messo né un punto né un freno alla propria carriera nonostante questo disco… scialbo. Pausa.

Depeche Mode - Sounds Of The Universe. Semplicemente splendidi, unici e grandiosi. Martin Gore ha dichiarato che hanno trascorso gli ultimi trent’anni a riscrivere sempre le stesse canzoni. E meno male! Vero, lo stile dei Depeche Mode è ormai sempre lo stesso. Ma c’è un’enorme differenza tra ”consolidato” e “uguale”. Mai ripetitivi, sempre affascinanti, godono adesso anche del calore della voce di Dave Gahan, molto più matura ed intrigante. Imitatissimi. Ma inimitabili. Non c’è bisogno di aggiungere altro.



(cliccando sui nomi degli artisti si accede direttamente ai loro siti ufficiali)

12 aprile, 2009

Entusiasta

PJ Harvey and John Parish - A Woman A Man Walked By. Polly Jean is back. Caspita, se è back! Dopo la “pausa di riflessione” espressa in White Chalk ed evidenziata da un momentaneo abbandono ed accantonamento delle chitarre elettriche, rieccola in tutto il suo splendore rock. Coadiuvata da John Parish, ma non è una novità, visto che questi aveva già collaborato con colei che secondo me è, a tutti gli effetti, la (ancora acerba) erede di Patti Smith. 10 canzoni che alternano rock duro a ballate melanconiche e a rabbia che non è rabbia distruttiva ma espressiva di una grinta senza la quale il rock non sarebbe rock. Scegliere o citare un brano in particolare mi risulta davvero difficile, perché tutti hanno carisma e fascino e fanno godere di sensazioni a volte impalpabili e confuse, ma sicuramente sensazioni. Positive. Sensazioni rock. Welcome back, PJ. E grazie. Disco da ascoltare da oggi fino alla vecchiaia.


Black Lips - 200 Million Thousand. Se avessi la possibilità di giudicare i dischi con delle stellette, beh, questo mi metterebbe in seria difficoltà. 4 stelle e mezzo su 5. Se dovessi giudicare in decimi, allora sarebbero 9 su 10. Sporchi, rozzi, fradici d’alcool… Sicuramente eccessivi nelle loro performance live, sicuramente affascinanti nelle loro incisioni. Dico solo che mi è sembrato di tornare indietro negli anni. Parecchio, indietro. Mi è sembrato di ascoltare a tratti un disco dei Velvet Underground, e non sto bestemmiando. Avranno copiato, si saranno ispirati, poco mi importa e ancor di meno mi interessa. È un gran gran bel disco e qui lo scrivo e qui lo confermo. Continuate ad ubriacarvi, ragazzi. Continuate ad esagerare. Chi se ne frega. Purchè continuate a regalarci (quantomeno a regalarmi) musica così straordinaria. Non sono eccitato né esaltato, ma sicuramente entusiasta. Come raramente mi accade. Evviva.

08 aprile, 2009

Fuori dal coro

Ormai sono trascorsi più di due giorni. E adesso scrivo. Il bilancio attuale parla di 272 morti, una trentina di dispersi, quasi un centinaio di feriti gravi, decine di migliaia di sfollati. Gente senza casa. Gente che non ha più una casa. Una tragedia. Indiscutibile. Immane. Catastrofica. Commovente.


Ma non scrivo per fornire numeri che già stasera saranno aggiornati con nuovi numeri. Non scrivo per commuovere qualcuno con del falso pietismo o con dell’orrido buonismo. Scrivo per lamentarmi. Per criticare. Per uscire dal coro di facce tristi. La mia è una faccia incazzata. E vado a spiegare il perché.

Innanzi tutto sono incazzato coi giornalisti. Coi giornalisti stupidi, che col loro pietismo spudoratamente falso, dietro a compensi che riceveranno per le trasferte e le interviste e ancor più dietro la ricerca di situazioni e interviste che possano loro dare una certa esposizione mediatica, porgono alle vittime del terremoto domande del tipo: Cosa ha provato? Come si sente? Come ha reagito? Cosa ha intenzione di fare? Perché avete dormito in macchina?..... E così via, in una escalation incredibile di stupidità che li porta a chiedere altre cose tipo: Avete avuto paura? Come vi trovate a dormire nella tendopoli? Avete mangiato?..... E ogni volta che sento porgere una domanda del genere, cambio canale o addirittura spengo la tv. Io spaccherei la faccia, ad un testa di cazzo che mi fa una domanda del genere.

Sono incazzato con Berlusconi. Non è una novità, lo so. Ma, caro Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, non prenderti al solito meriti che non ti appartengono. La macchina dei soccorsi è stata rapida ed efficiente, è vero. Ma non è merito tuo, gran caro testa di cazzo. Piuttosto di chi ha abbandonato tutto e tutti per correre in soccorso di chi aveva (e ha) un enorme bisogno di aiuto. È merito di chi, a mani nude, ha scavato tra le macerie in disperata ricerca di sopravvissuti. È merito loro, non tuo.


Sono incazzato con chi propone iniziative del tipo: annulliamo il montepremi del superenalotto e doniamolo a chi ne ha bisogno. Oppure tipo: rimandiamo a casa quegli idioti di tutti i reality e doniamo i montepremi. Non sono d’accordo. Per nulla. Il problema non sono i soldi, cerchiamo di rendercene conto. Tra quelli messi a disposizione dal Governo e dall’Unione Europea e quelli che verranno raccolti dalle varie iniziative benefiche, il problema non sono “i soldi”. Il problema è COME VERRANNO SPESI, “i soldi”. Memore di avvenimenti catastrofici avvenuti anche 40 anni fa, e a conoscenza del fatto che c’è chi vive ancora in dei capannoni, è questo, a mio avviso, il vero problema. COME verranno spesi i soldi. Per quanto riguarda le donazioni, io mi fido dell’organizzazione Mediafriends Onlus, che ha sempre dato un resoconto ed un tornaconto di come hanno speso i soldi raccolti.


Sono incazzato con chi si preoccupa, in questo momento, del patrimonio culturale. Senza offesa per nessuno, ma che cascassero giù t
utte le chiese e tutto il patrimonio artistico de L’Aquila, purchè rimanga in piedi qualche casa. Ci sono bambini che non possono andare a scuola, che non possono farsi una doccia e che non hanno niente con cui giocare. Questo è il problema. I bambini (innanzi tutto, i bambini, ma anche i grandi) hanno bisogno di una casa FISICA. La casa del Signore invece può essere ovunque ci sia ed ovunque c’è qualcuno che invoca il suo nome. Anche all’aria aperta. Non occorre essere circondati da pregiati ornamenti o cupole o crocifissi d’oro.


Sono incazzato con chi dice che in Giappone o in America non ci sarebbero state tutte queste vittime. Le loro sono costruzioni molto più recenti di quelle che costituivano il centro de L’Aquila. Cerchiamo di renderci conto anche di questo.

Sono incazzato con il falso pietismo e il falso buonismo. L’ho già detto, lo so. Che annulla i programmi tv già programmati e fa visualizzare sui nostri schermi false facce tristi che parlano con un falso tono di voce triste. Non mi va proprio giù. Perché allora non sospendono anche le pubblicità allegre e scherzose? Ooops, dimenticavo: la pubblicità porta soldi. Che stupido che sono. Uno stupido incazzato. Che odia IL FALSO PIETISMO e IL FALSO BUONISMO. Uno stupido che ha sempre elogiato, apprezzato ed ammirato una persona che, consapevole di essere vicino al traguardo finale della propria vita terrena, fu in grado di scrivere una canzone dal titolo: The Show Must Go On. Perché l’interruzione di una o più vite non deve interrompere né alterare la vita degli altri, siano essi sopravvissuti o spettatori. Lo spettacolo deve andare avanti. Bisogna piangere e rimboccarsi le maniche. Magari continuando a piangere. Ma andare avanti. The Show Must Go On.

30 marzo, 2009

War Child presents: Heroes

15 “grandi” artisti hanno delegato 15 “giovani” artisti per reinterpretare delle loro canzoni e dunque incidere e pubblicare questo disco benefico: War Child: Heroes. Ho virgolettato “grandi” e “giovani” perché la differenza tra le due categorie è dovuta puramente all’anzianità discografica ed anagrafica, dal mio punto di vista. Tra i “grandi” figurano infatti Bob Dylan, U2, David Bowie, Paul McCartney…. Ma tra i “giovani” figurano nomi quali Franz Ferdinand, Beck, The Kooks, Duffy….. “Giovani” che non sono più giovani e “grandi” tra cui alcuni non sono più proprio grandi. Ma non è questa specificazione o dettaglio o polemica o critica, quello che conta.

War Child è un’associazione internazionale, fondata nel 1993 ed è intervenuta direttamente in zone di guerra particolarmente pericolose, inclusi Irak, Afganistan, Uganda e la Repubblica Democratica del Congo. Mira a proteggere i bambini che sono colpiti dalla spietatezza dalla guerra e dalle sue conseguenze. E ricorda che il 66% delle persone che muoiono in un conflitto sono dei bambini. Heroes è il terzo album di cover realizzato grazie all'impegno umanitario della fondazione War Child.

Paul McCartney ha detto: "Ho sostenuto War Child fin dal 1995. Il loro lavoro con i bambini nelle zone di guerra ha permesso di s
alvare delle vite e di far avere dei viveri. Il loro lavoro è di aiuto per chi deve prendere delle decisioni e dare degli aiuti concreti. La grandezza di questo progetto e le capacità di chi vi lavora, stupiscono; è bello vedere che così tante persone destinano il loro tempo, la loro energia ed il loro sostegno a quest'iniziativa. Esorto tutti a sostenere War Child. L'etichetta discografica per la quale il disco esce, la Parlophone/Emi, ha fatto una donazione sostanziosa a War Child e donerà tutti i profitti del disco per proteggere i bambini più emarginati che vivono nelle zone di guerra, bimbi che altrimenti sarebbero trascurati: bambini di strada, bambini soldati e bambini prigionieri.

E detto questo, posso solo aggiungere che qualitativamente il disco è parecchio interessante. Piacevole da ascoltare e molto divertente è anche consultare il sito ufficiale, in cui è possibile ascoltare le versioni originali dei brani. E se beneficenza, musica e divertimento riescono a trovare il giusto connubio, niente è più da aggiungere o scrivere.

29 marzo, 2009

The Black Box REVELATION

The Black Box Revelation - Set Your Head On Fire. Chitarra, voce e batteria. E basta. Due ragazzotti. Uno di 16 e l’altro di 18 anni. E basta. Tanti dischi dei genitori (e magari dei nonni) ascoltati e niente produttori o arrangiatori famosi, a loro disposizione. E basta. Sorprendenti. E basta? No, non basta. Dries Van Djick e Jan Patemoster, belgi, vanno oltre la soglia dei complimenti. Sconfinano nella sorpresa. Nella gioia di ascoltare musica “grezza”, selvaggia, pura, non manipolata, fresca… Da tanto tempo non ascoltavo con tanto piacere e divertimento un disco. Avvio in terza, con I Think I Like You, e già dal secondo brano si inserisce la quarta. Ascoltando Love In Your Head, si comincia ad accostarli ai White Stripes. Inevitabile, visti i soli e unici strumenti utilizzati. Così come il paragone coi primissimi Rolling Stones. Inevitabile. E inutile dire che ancora non sono ai livelli né dei primi né dei secondi, ma le 13 tracce, con tanto di chiusura blues, lasciano molto ben sperare per il futuro. Speriamo.


Pete Doherty - Grace Wasteland. Dico la verità: non avrei mai pensato né di scrivere né di pensare bene di Pete Doherty. Cioè, non proprio di lui, ma di un suo disco. E la cosa mi ha sconvolto. Giusto mezzo secondo, poi è tornata la normalità. Ma non è svanito il piacere di aver ascoltato un disco incredibilmente vario di stili e di atmosfere. Inizio fortemente dylaniano, non mancano riferimenti musicali che ricordano i Gorillaz, la Winehouse o i Clash. Il tutto cantato con questa voce scanzonatoria, che sembra fregarsene di tutto e di tutti. Del resto così sembra essere anche la vita di Doherty, di cui onestamente non me ne frega un bel niente. Ma il disco mi piace. Mi ha fatto sorridere. Mi ha portato una ventata di primavera. E lì lo penso e qui lo scrivo. Ah, un'appunto. Da adesso per accedere ai siti ufficiali degli artisti in questione bisognerà cliccare sul nome dell'artista o del gruppo e non più sulla copertina del disco. Fine della comunicazione di servizio.


Neko Case - Middle Cyclone. Boh. Esatto, boh. È tutto quello che riesco a scrivere. Già, perché ero carico di attese. Ho letto parole meravigliose, su riviste e su internet, riguardo questa “cowgirl” canadese, membro dei New Pornographers. Quinto album solista che avrebbe dovuto confermare le parole di elogi espresse addirittura da Mick Jagger. E quindi tutti dietro agli elogi di Jagger e quindi tutti ad elogiarla. Per me il disco è inutile. Piatto, scialbo, banale. Brutto. Non tutto ciò che luccica è oro, disse qualcuno. Frase che ha resistito e resiste, magari nella sua attuale banalità, allo scorrere del tempo. Cosa che non farà assolutamente il disco di Neko Case.

25 marzo, 2009

Amici di Maria De Filippi

Prima parlavo per preconcetti. Senza cognizione di causa. Ero prevenuto. Fortemente. Adesso invece posso affermare, asserire e magari per qualcuno semplicemente insinuare, che Amici di Maria De Filippi è una cagata pazzesca. Mi rifaccio alla celebre espressione fantozziana per definire quello che è un programma… orrendo!!! Scrivo e parlo con cognizione di causa, dicevo. Perché per i figli si fa questo e altro. E così ecco che mi sono ritrovato a vedere con Millefate le puntate del programma di Canale 5 che tanto piace ai giovanissimi. E anche qualche highlight settimanale. Una porcheria. Ragazzini che si sentono divi. “Professori” che si sentono ancora più divi (ma chi cazzo è Luca Jurman???) e litigano fra di loro e accusano e si fanno accusare dai ragazzi che a loro volta si rivelano nella loro natura di gran maleducati, rispondendo a tono e deridendo gente come Grazia Di Michele. E così via. La stupidità che ho potuto rilevare in queste settimane è stata notevole e imbarazzante. Ma mi è servita per poter giudicare un programma non più perché “prevenuto”, ma perché adesso perfettamente consapevole. Ha vinto una tale Alessandra. Che potenzialmente ha buone capacità. Ma che canta stile Aretha Franklin, rendendosi ridicola assumendo un tono di voce che o ce l’hai grazie al dono di madre natura o è inutile che ti sforzi per avercelo, tanto è inutile. E ridicolo. Come Alessandra. E come la trasmissione. E come Valerio, battuto nella finalissima. Valerio, ragazzotto 18enne assolutamente stupido, molto maleducato e troppo presuntuoso. Voce potente, ogni tanto intonato e spesso stonato, sorretto dal famosissimo Jurman. Che si vanta, come tutti quelli del cast di Amici (ovviamente) di aver sostenuto e lanciato un grande talento che porta il nome di Marco Carta, vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo. Uaoh! Marco Carta!! Un enoooooorme talento!!!! Come se, anche quando, vincere il Festival fosse motivo di orgoglio, soprattutto da vent’anni a questa parte. Ma dai!! Ma finiamola! Grande canzone, La Forza Mia, vero??? Una blanda e papale scopiazzatura di Più Bella Cosa di Ramazzotti. Ed è quanto dire. Bah. E ancora bah. Meno male che è finita. È finita (solo per quanto riguarda quest’anno, ahimè) uno dei tanti reality-talent-show che impazzano e invadono la nostra tv. Spazzatura. E poi hanno il coraggio di censurare le “scene gay” del film Brokeback Mountain. Come se queste fossero le cose “offensive” per noi e per i nostri figli. Ahiahiahi. “Povera Italia”, disse qualcuno……..

22 marzo, 2009

Confessioni; musica; ricominciamo.

L’impegno era quello di tornare a scrivere di musica. Ma altri impegni che impegnano le giornate… hanno rimandato e rimandano l’impegno preso. Non parlo solo di impegni lavorativi o caserecci. Non parlo solo di impegni che impegnano il fisico, ma parlo anche di impegni che impegnano la mente. E provocano stanchezza. Stress.
Ecco. Queste parole giacciono nei meandri di una cartella dentro un’altra cartella del pc di Millefate. Giacciono da non so più quanto tempo. Perché l’impegno rimane il medesimo. Ma le cause che hanno rimandato e rimandano l’impegno sono non più le medesime, ma magari le medesime più altre cau
se.
Gli impegni che impegnano il fisico sono aumentati, perché a quelli lavorativi si sono aggiunti quelli di malesseri e malanni fisici.
Non sto a parlarne né a scriverne, perché chi mi conosce ne è comunque al corrente. Corrente che non è né marina né elettrica, ma semplicemente corrente agitata.
Il lavoro, coi suoi orari astrusi e strampalati. E i “capi” con cui ho a che fare che non sono persone ma bensì pezzi di merda. Ma non ne scriverò più in questo blog. Per ovvi motivi. Ovvi per me.
La salute, con le sue bizze e pochi capricci ma molte assenze. Tutto curabile. Ma non senza attese e speranze e sofferenze.
Il tempo, utilizzato e impegnato tra lavoro, dottori, cure, stare disteso a letto per via del dolore, cucinare, lavare, portare avanti una casa, una Figlia da crescere… Il tempo che sembra sfuggire e fuggire via, giorno dopo giorno, senza mai riuscire a ultimare, completare o disfare tutto quello che ci sarebbe da creare o curare o carezzare.
L’impegno, che rimane sempre quello di tornare a scrivere di musica. Ok. Molta, troppa musica, è andata senza che ne abbia discusso o scritto o addirittura senza che l’abbia nemmeno ascoltata. Ciò che andato è perso? No, magari è solo rimandato. Ma se i rimanda menti aumentano sempre più, inevitabilmente e per forza di cose qualcosa si dovrà abbandonare. E quindi perdere. E siccome è altamente veritiero quel detto che dice che il tempo perduto non si recupera più… di tempo ne ho perso già abbastanza. Anche di musica. E anche di impegni. È dunque ora non di recuperare, ma di ricominciare. Non da dove avevo lasciato, ma qualche passo più avanti. Per forza.

E, ricominciando, cercherò di apportare modifiche e migliorie. E buoni propositi. E poche assenze. E devo farmi una bella doccia. E quindi questo post si chiude qui. Ma non può chiudersi proprio qui. Perché se è vero che di tempo ne è passato e di musica pure… questo blog rimane pur sempre un blog essenzialmente musicale. Per cui prima di andare sotto la doccia finisco la sigaretta che sto fumando scrivendo di un solo disco. Uno solo, che è quello che più ha lasciato il segno nella mia discografia mentale. Scriverò due o forse tre righe riguardo la colonna sonora del film “Palermo Shooting”. Non ho ancora visto il “road film” di Wim Wenders, ma mi sono fortemente innamorato delle musiche della “soundtrack”. 21 tracce, tra cui figurano nomi quali Grinderman, Portishead, Bonnie Prince Billy, Velvet Underground, Calexico e, udite udite, Fabrizio De Andrè e, udite udite udite, Rosa Balistreri. Non tutte le canzoni sono già “datate”, bensì sono inedite. Come nel caso dei Grinderman (gruppo cui fa capo Nick Cave, ndr), di Irmin Schmidt o di Sibylle Baier. Ma le emozioni più emozionanti me le hanno procurate le canzoni The Rip, dei Portishead (cliccate sul lettore in alto a destra per ascoltarla) e Quannu Moru di Rosa Balistreri. Due perle in un’accozzaglia di canzoni che risulta semplicemente splendida.
Palermo Shooting (OST). Artisti vari. Eccezionale.
L’impegno. Sarò presente come non mai.
La sigaretta è già finita da un paio di minuti. Vado a fare la doccia. Buona domenica.

09 febbraio, 2009

FINALMENTE


Finalmente. E adesso: che il nano e i suoi complici se ne vadano tutti a fanculo. Scrivo senza mezzi termini. Senza retorica. E senza falsità. Come quei pezzi di mer** hanno fatto a sproposito in questi giorni.
Finalmente una ragazza (donna all'anagrafe) ha trovato pace e riposo. I tg ne parlano come di una notizia drammatica. Con toni drammatici. Io invece ho gioito. Esultato. Sospirato. Finalmente.
Finalmente dico la mia. Specie in merito al pensiero della Chiesa (che parla di O-MI-CI-D-I-O!!!). Un essere umano deve respirare coi propri polmoni. Un essere umano deve nutrirsi autonomamente. Un essere umano deve vivere come un essere umano. Stare intubati, sdraiati in un letto, per poter respirare o nutrirsi, non è vita. Non è la vita che Dio ha inventato, cari nani e cari signori della Chiesa. E cari stronzi. Quello che voi cercate di spacciare come "diritto alla vita", altro non è che TORTURA. Caz**!
Finalmente Eluana Englaro è morta. E adesso non voglio commentare i tentativi di cambiare la costituzione. Finalmente dico solo: finalmente.
Riposa in pace, Eluana. E adesso corri. Corri, corri, corri...............